GREEN PASS OBBLIGATORIO E SANZIONI

Il Consiglio dei ministri ha varato il decreto legge (“un decreto per continuare ad aprire”, ha commentato il premier Mario Draghi) che impone a tutti i lavoratori, sia del settore pubblico che di quello privato, l’obbligo del possesso del certificato verde per svolgere la propria attività professionale a partire dal 15 ottobre e fino ad almeno il 31 dicembre, data di scadenza dello stato di emergenza.

Chi non sarà in regola rischia una multa che va da 600 a 1.500 euro (i lavoratori) e da 400 a mille euro (gli imprenditori). Già, perché questi ultimi saranno responsabili dei controlli e quindi delle eventuali violazioni.

Viene esclusa la possibilità di licenziare i lavoratori senza ‘green pass‘ e sono stati previsti prezzi calmierati per i tamponi, l’alternativa al vaccino per assicurarsi il sospirato lasciapassare: 8 euro per i minorenni e 15 per i maggiorenni, mentre è concessa la gratuità a chi non può vaccinarsi per motivi di salute.
Il tutto nelle farmacie che hanno aderito al protocollo d’intesa. Per le attività che non rispetteranno questi i prezzi è introdotta una sanzione da mille a 10mila euro, oltre alla possibilità di chiusura dell’attività per cinque giorni con provvedimento del prefetto.


Che succede per lavoratori autonomi e professionisti?

Lo ha spiegato il ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta: “il criterio base seguito da Draghi, che ha avuto il nostro consenso, è di volere l’applicazione del ‘green pass’ ovunque fosse possibile controllare, quindi nei posti di lavoro. Dove c’è una porta di accesso si applica il ‘green pass’. Se il professionista è un lavoratore autonomo è tenuto al ‘green pass’, poi si regolerà con i suoi clienti in ragione a specifici protocolli previsti per la sua professione”.


Che succede per discoteche e luoghi di spettacolo?

Per quanto riguarda infine la situazione delle attività ancora “al palo” o che non marciano a pieni giri, c’è da segnalare quanto affermato dal ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, per il quale il primo ottobre si discuterà  della riapertura delle discoteche e dell’eventuale aumento delle capienze dei luoghi di spettacolo. Una dichiarazione però presto “gelata” da quella del collega alla Salute, Roberto Speranza“l’orientamento è: monitoriamo con attenzione la curva dopo l’apertura delle scuole, se la curva dovesse reggere lavoreremo per allargare le maglie per quanto riguarda le capienza. Comprendiamo le richieste dal mondo del cinema e dello sport ma abbiamo bisogno di alcune settimane per valutare la curva dopo l’apertura delle scuole“.


CONFCOMMERCIO: “NO AI TAMPONI A CARICO DELLE IMPRESE”

La vicepresidente Donatella Prampolini replica al leader della Cgil, Maurizio Landini: “abbiamo già sostenuto costi ingenti per adeguare i luoghi di lavoro alle discipline concordate nei protocolli vaccinali”.

“Il costo dei tamponi per ottenere il green pass non può essere a carico delle imprese, che hanno già sostenuto costi ingenti di adeguamento dei luoghi di lavoro alle discipline concordate nei protocolli vaccinali”. Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio con delega al lavoro, replica così al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, per il quale sarebbe “un errore che una persona per lavorare debba pagarsi il tampone perché pensiamo che gli strumenti di protezione non possano essere a carico del lavoratore”.

In ogni caso Confcommercio sottolinea che “mettere in sicurezza i lavoratori significa chiaramente anche prevedere l’obbligo di vaccino o green pass. Per questo si può ritenere applicabile quest’obbligo a tutti i lavoratori, iniziando dal personale che lavora a diretto contatto con il pubblico, ad esempio nei supermercati, nei negozi alimentari di prossimità e nei pubblici esercizi. Stiamo parlando di lavoratori che svolgono attività essenziali e che sono quotidianamente a contatto con moltissime persone”.